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giovedì 22 ottobre 2009

Modulo Uscite


Calcinato, il _____________

-Il sottoscritto __________________________ residente a __________________ tel._______________, familiare di riferimento del/la Sig./ra ________________________, in occasione di visite specialistiche o esami da eseguire al di fuori della Struttura:
□ delega l’Equipe sanitaria della Casa di Riposo di XXXXXX ad organizzare autonomamente, e senza essere preventivamente avvisato, il trasporto e la relativa assistenza al proprio congiunto;
□ delega la Casa di Riposo ad organizzare autonomamente il trasporto, desidera comunque essere preventivamente informato per avere la possibilità di accompagnare il proprio congiunto;
□ desidera essere preventivamente informato per effettuare personalmente il trasporto e la relativa assistenza al proprio congiunto.

-Il sottoscritto ____________________________ residente a __________________ tel._______________, familiare di riferimento del/la Sig./ra ________________________,
□ AUTORIZZA il Personale della Casa di Riposo a effettuare uscite ricreative (cene, visite, gite…) nell’ambito del territorio comunale o paesi limitrofi con la partecipazione del proprio congiunto, se le condizioni sanitarie lo consentono, NON DESIDERA ESSERE AVVISATO PREVENTIVAMENTE;
□ NON AUTORIZZA il Personale della Casa di Riposo a effettuare uscite ricreative (cene, visite, gite…) con la partecipazione del proprio congiunto.


La direzione della Struttura si ritiene non responsabile di eventuali danni a cose o perdita di oggetti durante queste uscite.



FIRMA
Per gli allievi ASA che effettuano il tirocinio presso la casa di riposo in cui lavoro ho pensato di far eseguire un test teorico finale, per valutare ciò che hanno appreso durante il tirocinio anche dal punto di vista teorico.

Test finale tirocinanti ASA
Sul carrello delle pulizie ci sono 3 secchielli di colori differenti:
- Quello blu si utilizza per…..
- Quello giallo si utilizza per…..
- Quello rosso si utilizza per…..
Che disinfettante viene utilizzato?
Come si esegue un bidet? Cosa devi preparare?
Se un ospite ha difficoltà respiratoria come lo posizioni?
Se un ospite a edemi declivi (gambe gonfie) come lo posizioni?

Ospite emiplego dx, come lo vesti?
GESTIONE DEL DECESSO

Scopo : dare sicurezza e elencare gli interventi da fare in un momento di particolare criticità.

L’ospite può essere dichiarato deceduto solo dal Medico; gli unici casi in cui può essere dichiarata da un non medico sono: decapitazione, smembramento, carbonizzazione, putrefazione.

In caso di morte (assenza di battito cardiaco e di respiro) di un ospite:
- Avvisare il Medico presente in struttura o telefonare al Medico reperibile (che dovrà arrivare entro 30 minuti dal momento della chiamata) per la constatazione del decesso;
- Avvisare sempre i familiari anche se il decesso avviene nelle ore notturne (solitamente questo compete al Medico);
- Il personale non deve contattare direttamente alcuna ditta addetta al servizio di “pompe funebri”. In caso di richiesta, da parte dei parenti del defunto, è possibile fornire loro i recapiti telefonici delle ditte di pompe funebri che operano in Calcinato, affinché gli stessi effettuino la scelta ed il relativo contatto telefonico;
- Preparare e far compilare al Medico la costatazione di decesso (avviso di morte) e la scheda ISTAT; tutti i moduli si trovano nel faldone “Modulistica Decessi” ubicato sotto il telefono in Ambulatorio;
- Il certificato necroscopico (accertamento di decesso) dev’essere compilato dal Dott. Micillo o dalla Dott.ssa Bongiovanni entro 24 ore dal decesso stesso;
- Verificare sempre che i documenti siano stati compilati correttamente dal Medico;
- Se presenti, rimuovere catetere vescicale, venflon, sondini o altri dispositivi sanitari;
- La salma deve rimanere per 2 ore in osservazione in reparto (posizionare il paravento o la tenda divisoria); successivamente trasportare il defunto nella camera ardente con l’apposita barelle ubicata nell’ambulatorio al piano -1. L’impresa di onoranze Funebri deve prendere in carico la salma, per i successivi adempimenti (vestizione, collocazione in bara…), esclusivamente presso la camera Mortuaria, essendo vietato accedere direttamente al reparto di degenza;
- Per comodità dei familiari, solitamente una copia delle chiavi della Camera Ardente viene consegnata a loro, i quali potranno autogestirsi gli orari di apertura; alla chiusura dell’obitorio la chiave viene riportata al Personale della C.d.R.;
- Nel caso in cui i familiari desiderino portare la salma al domicilio o presso altre Strutture, il Medico è tenuto a compilare una parte dell’apposito modulo, che sarà poi compilato anche dall’addetto dell’Impresa di Onoranze Funebri;
- Altri moduli devono essere compilati dal Medico nel caso in cui i parenti decidano di far cremare, inumare o tumulare la salma;
- Nei giorni successivi al decesso il Personale ASA sistemerà l’ex unità di degenza dell’ospite e metterà gli indumenti e gli effetti personali in appositi contenitori, che verranno poi ritirati dai familiari;
- Dopo il funerale, e comunque dopo il suo utilizzo, il Personale addetto deve controllare e pulire la Camera Ardente.


A questo protocollo vengono allegati i seguenti documenti:
- Regolamento per i servizi funerari presso la Fondazione Casa di Riposo di Calcinato ONLUS;
- Linee guida di Polizia Mortuaria (Asl di Brescia).
GESTIONE DELLA TERAPIA ALL’INTERNO DEL CENTRO RESIDENZIALE

L’istruzione operativa che segue è di fondamentale importanza per la gestione della terapia del residente e quindi per l’assistenza sanitaria all’interno della struttura. Questa istruzione è utile all’infermiere, che assieme al Medico (per quello che riguarda la prescrizione), è il responsabile della gestione terapia. Con questa procedura si intende definire: prescrizione e aggiornamento delle terapie, approvvigionamento dei farmaci, conservazione degli stessi, preparazione e somministrazione. E’ fondamentale che tutti i comportamenti siano uniformati nel rispetto delle norme vigenti sull’argomento spesso molto complesso.

PRESCRIZIONE E AGGIORNAMENTO TERAPIE

Nella nostra struttura è stata recentemente introdotta una scheda unica della terapia, su questo modulo il medico scrive la terapia completa, che viene somministrata al residente nell’arco delle 24 ore, e gli orari di somministrazione; ogni farmaco, e non, viene datato e siglato dal medico, sia al momento della prescrizione che alla sospensione; oltre che sulla scheda terapeutica, il Medico, ad ogni modifica, deve aggiornare anche il diario clinico.
La scheda unica della terapia è composta da vari prospetti che suddividono la tp per os, i.m., s.c., e.v., al bisogno, ecc.; questa viene compilata solo dal medico, ed è utilizzata dagli infermieri per la preparazione e la somministrazione della terapia giornaliera; le schede terapeutiche di ogni ospite sono conservate nei quaderni della terapia, suddivisi per piano (1°piano, paino rialzato e 2° piano).
Per quanto concerne i soggetti sottoposti a terapia anticoagulante orale (TAO) è da utilizzare l’apposito schema allegato alla loro scheda terapeutica.

APPROVVIGIONAMENTO

L’ordine dei farmaci viene inviato settimanalmente alle “Farmacie Riunite” di Reggio Emilia; la relativa compilazione viene effettuata dall’infermiere il mercoledì (od altro giorno in caso di festività o imprevisti), l’ordine viene consegnato in ufficio il giovedì mattina, il quale provvederà ad avviare l’ordine alla ditta fornitrice, e la fornitura arriverà il lunedì successivo.
Circa ogni 2 mesi viene compilato dall’infermiere il prospetto conteggio farmaci settimanale (quante confezioni di ogni farmaco vengono utilizzate settimanalmente), seguendo questo schema, l’infermiere ha un punto di riferimento per la compilazione dell’ordine dei farmaci, per evitare che le fornitura di un farmaco non sia sufficiente o che la giacenza di un altro sia troppa.
Eccezionalmente, nel caso in cui vengano prescritti dei farmaci non in uso e non presenti in struttura o in caso di mancanza completa di farmaci indispensabili, e ne risulti urgente la somministrazione, l’infermiere avviserà l’ufficio, il quale provvederà a fornire il fabbisogno necessario del farmaco fino alla consegna della fornitura settimanale da parte delle “Farmacie Riunite”.
Per quanto riguarda i farmaci stupefacenti, invece, viene seguita una procedura differente: ogni mercoledì l’infermiera deve controllare la giacenza dei farmaci stupefacenti in uso e, se la quantità presente non risulta sufficiente ha coprire il fabbisogno settimanale, il Direttore Sanitario deve compilare l’ordine del farmaco mancante; la richiesta dev’essere compilata in triplice copia (su apposito modulo), una viene conservata nell’apposito faldone presente in ambulatorio, le altre due vengono consegnate in ufficio; sarà poi il personale dell’ufficio a recarsi alla farmacia comunale a ritirare i farmaci richiesti; quando questi saranno forniti dovranno essere caricati dal medico sul registro degli stupefacenti.
Gli ospiti di sollievo (in regime di ricovero temporaneo), a differenza dei residenti in ricovero definitivo, non vengono presi in carico dal punto di vista sanitario, ma rimangono iscritti al S.S.N., quindi i farmaci assunti (prescritti dal medico curante) devono essere forniti dai familiari; l’infermiere, durante la degenza, dovrà avvisare direttamente il parente riguardo i farmaci mancanti o insufficienti e la consegna di questi deve avvenire entro 3 giorni dalla richiesta. L’infermiere deve scrivere sul “registro richiesta farmaci” i medicinali richiesti telefonicamente e, se necessario, deve compilare il foglio dell’ordine da consegnare al familiare.

CONSERVAZIONE DEI FARMACI

Le confezioni dei farmaci, integre, vengono conservate negli appositi armadi presenti in ambulatorio, in ordine alfabetico e suddivisi tra compresse, gocce, colliri, antibiotici per os o i.m., ecc.; questi armadi devono essere chiusi a chiave ogni sera, durante il giorno, quando l’ambulatorio non è presidiato, l’ultima persona che esce chiude la porta a chiave; i farmaci in uso con confezioni iniziate vengono tenuti nei carrelli della terapia (quando si esaurisce un farmaco durante la preparazione della terapia, l’infermiere è tenuto a ripristinarlo con una nuova confezione).
In ambulatorio è anche presente un frigo nel quale sono tenuti i farmaci che necessitano di essere conservati ad una data temperatura (es. insulina, adrenalina, konakion, supposte…); nel frigo vengono conservate anche le confezioni di collirio aperte, che devono essere obbligatoriamente gettate dopo un determinato periodo (vedi foglietto illustrativo).
I farmaci sono conservati in ambienti protetti (non accessibili ai non addetti); i vassoi contenenti i dispenser delle terapie vengono riposti in apposite vetrinette, ubicate in ambulatorio, chiuse a chiave. Le chiavi, durante la giornata sono in possesso degli infermieri, durante la notte del personale OSS.
I farmaci degli ospiti di sollievo vengono conservati in vassoi personalizzati, uno per ogni degente, e vengono messi anch’essi in apposite vetrinette chiuse a chiave.
Per quanto riguarda i farmaci in giacenza non utilizzati, sono tenuti in una vetrinetta nell’ambulatorio ubicato al piano rialzato (anch’esso sempre chiuso a chiave); sia in ambulatorio al 1°piano che al piano rialzato è presente un foglio sul quale sono scritti i farmaci inutilizzati e la loro data di scadenza, ogni volta che si ripone un nuovo farmaco, questo dev’essere scritto sull’apposito modulo.

Il controllo della scadenza dei farmaci (e di tutto il materiale presente con scadenza) viene effettuato solitamente 3 volte all’anno (circa ogni 4 mesi), l’infermiere che effettua il controllo deve compilare gli appositi moduli: su uno si segnala la zona controllata e si firma per responsabilità, sull’altro si scrivono i farmaci trovati in scadenza in ogni mese dell’anno corrente; solitamente, oltre al controllo e alla segnalazione, su tutte le confezioni in scadenza nell’anno si applica un etichetta per meglio evidenziare i farmaci in scadenza.

PREPARAZIONE E SOMMINISTRAZIONE TERAPIA

TERAPIA PER OS
La terapia non iniettiva (solo compresse, capsule e cerotti transdermici) viene preparata dagli infermieri, avvalendosi degli appositi dispenser, il giorno prima per il giorno successivo; nella nostra struttura vengono utilizzati dei dispenser a vari scomparti personali per ogni ospite, questi sono suddivisi a seconda dell’orario di assunzione; quindi l’infermiere, seguendo le indicazione della scheda terapeutica, metterà negli appositi blister-contenitori le compresse da somministrare ad ogni ospite
I dispenser sono raccolti in appositi vassoi, suddivisi in base al luogo dove i residenti si alimentano; su ogni contenitore è indicato il nome e cognome del residente.
Le sospensioni o soluzioni (sciroppi, gocce, oli…) vengono preparati dall’infermiere al momento della distribuzione della terapia.
Per quegli ospiti che non sono in grado di assumere le compresse intere, le stesse vengono tritate al momento della somministrazione.
Discorso a parte va fatto per la terapia fuori orario, questa viene preparata il mattino stesso in appositi bicchierini segnalanti nome dell’ospite e orario di somministrazione.
La preparazione e la somministrazione della TAO avviene nel pomeriggio per consentire adeguamenti posologici deducibili dai referti relativi ai prelievi ematici eseguiti al mattino.
Laddove, nel corso delle valutazioni clinico-mediche, dovessero intervenire modifiche estemporanee o definitive dello schema terapeutico, sarà perentorio ricontrollare l’intero dispensatore di quell’ospite.
Conclusa la preparazione, i vassoi sono conservati in vetrinette chiuse a chiave, al momento della distribuzione vengono messi su carrelli predisposti per la somministrazione della terapia; ogni qual volta si vada a somministrare la terapia occorre portare nel carrello il libro terapia da consultare.
I carrelli vengono tenuti all’interno dell’ambulatorio e vengono portati fuori solamente al momento della somministrazione, sotto controllo dell’infermiere.

TERAPIA INTRAMUSCOLO E SOTTOCUTE
La terapia viene preparata il mattino stesso per le h.18.00 e la sera per il mattino seguente ed è disposta su appositi vassoi, suddivisi in base al luogo dove i residenti si alimentano; i farmaci vengono lasciati integri nelle confezioni originali e vengono diluiti o aspirati al momento dell’iniezione.
L’insulina o altri farmaci che necessitano della conservazione in frigorifero sono preparati poco prima della somministrazione.
L’infermiere diluisce ed aspira in siringa i farmaci che somministra egli stesso, durante il proprio turno di lavoro.
Le terapie periodiche effettuate (Nerixia, Dobetin,…) devono essere registrate e controfirmate sull’apposito modulo affisso sulla bacheca in ambulatorio.

TERAPIA ENDOVENOSA
La terapia infusiva viene preparata dall’infermiere la sera per il giorno dopo; i farmaci da diluire vengono preparati al momento dell’infusione.
Per quegli ospiti che faticano ad idratarsi, periodicamente viene eseguita una terapia infusiva idratante (1000 ml/die per 3 giorni).

OSSIGENOTERAPIA
L’infermiere esegue l’ossigenoterapia in base alla prescrizione medica oppure nei casi di emergenza (in questo caso l’infermiere avvertirà appena possibile il Medico curante).
L’infermiere è tenuto al controllo del flussometro, dell’umidificazione dell’O2, infine rispetta i principi per una corretta tenuta delle bombole (non avvicinarsi alle bombole con: mani umide, prodotti oleosi, materiale infiammabile – vedi protocollo gestione bombole O2) .
PROTOCOLLO DI GESTIONE DEL CATETERE VESCICALE

Per cateterismo vescicale si intende l’introduzione di un catetere (che può essere di diversi tipi a secondo del materiale, della permanenza, forma e dimensioni) in vescica indicato a diversi scopi:
Evacuativo: Ritenzione urinaria
Decompressione della vescica prima di intervento chirurgico o esame
Incontinenza urinaria
Diagnostico: Raccolta di campione di urine per esame
Monitoraggio della diuresi
Verifica della causa di un’anuria
Determinazione del ristagno post-minzionale
Terapeutico: Introduzione di sostanze farmacologiche
Irritazioni vescicali.
In base al tempo di permanenza si distingue cateterismo estemporaneo o intermittente e a permanenza. Il primo viene eseguito per ottenere prelievi sterili di urina, effettuare instillazioni vescicali o drenare l’urina in presenza di globo vescicale; il catetere in seguito viene rimosso. Nel secondo il catetere viene posizionato e lasciato in sede per più tempo.
Il cateterismo vescicale è una manovra di competenza infermieristica, dietro prescrizione medica. E’ infatti considerata tra le tecniche che vengono insegnate al primo anno di corso del D.U. per infermieri; non viene fatta distinzione fra cateterismo maschile e cateterismo femminile, e tra cateterizzazione con cateteri molli (lattice) o semirigidi (silicone).
Il “Mansionario dell’Infermiere” (D.P.R. n. 225 del 14/3/74), all’Art. 2, punto 12, limitava la competenza infermieristica a:
m) cateterismo femminile,
n) cateterismo nell’uomo con cateteri molli;
la Legge 42 del 26/2/99, ha abrogato tale Decreto.
Attualmente la normativa che regola la professione infermieristica fa riferimento al Profilo professionale dell’infermiere (Legge n. 739 del 14/9/94) e al Codice Deontologico nel testo approvato dal Comitato Centrale (febbraio 1999). Quest’ultimo, nel caso si ritenga di non essere all’altezza di eseguire la tecnica permette di astenersi dalla manovra (2.6: ...l’infermiere si impegna a non nuocere, ... e 3.3: l’infermiere riconosce i limiti delle proprie conoscenze e competenze e declina la responsabilità quando ritenga di non poter agire con sicurezza. ....).

PROCEDURA PER IL CORRETTO INSERIMENTO DI UN CATETERE VESCICALE A PERMANENZA
SCOPO
-Monitorare la diuresi
-Prevenzione delle lesioni in caso di incontinenza urinaria (solo dopo attenta valutazione del rischio/beneficio).
-Svuotare la vescica nei soggetti con ritenzione urinaria
-Uniformare la prestazione
- Prevenire le infezioni,attraverso la codifica dei singoli passaggi che compongono l’intero processo.
-Garantire la registrazione nella documentazione infermieristica
-Valutare la conformità delle prestazioni

MODALITA’ DI ESECUZIONE
Per eseguire una corretta prestazione è necessario che gli operatori siano 2 (2 infermieri oppure un infermiere e un oss/asa). Un infermiere esegue la prestazione e l’altro operatore aiuta passando il materiale con manovre antisettiche facendo attenzione a toccare solo l’involucri esterni. L’infermiere che esegue la prestazione indossa i guanti sterili e preleva il materiale occorrente facendo attenzione a toccare solo materiali sterili.

Materiale occorrente:
-Detergente e disinfettante per detersione delle mani
-Padella oppure salvaletto
-Brocca con acqua tiepida
-Sapone detergente
-panno-carta monouso
-asciugamano
-Guanti monouso non sterili
- Guanti sterili
-Antisettico
-Garze sterili
-Catetere vescicale sterile tipo Foley (inizialmente di diametro piccolo)
-sacca di raccolta urine
-Lubrificante (Lidofast o Luan)
-Siringa da 10cc
-Soluzione fisiologica

Procedura
-Informare la persona della procedura a cui sarà sottoposto
-Preparare l’ambiente al fine di salvaguardare la privacy
-Accurato lavaggio delle mani con detergente e disinfettante
-Indossare guanti non sterili
-Accurata igiene dei genitali con acqua e sapone seguendo la direzione antero-posteriore nella donna e dal centro all’esterno nell’uomo.
-Indossare guanti sterili
-Nell’uomo: sostenere il pene e detergere il glande con antisettico. Detergere accuratamente il meato urinario. Lasciare il tampone col disinfettante per alcuni secondi.
-Nella donna: divaricare le grandi labbra. Detergere con antisettico piccole e grandi labbra in direzione antero-posteriore con particolare attenzione al meato urinario. Lasciare il tampone con disinfettante sul meato per alcuni secondi.
-Collegare il catetere dal sacchetto di drenaggio che sarà tenuto dal secondo operatore.
-Cospargere la parte terminale del catetere con lubrificante.
-Inserire il catetere nel meato e procedere dolcemente sino alla fuoriuscita di urina. Nell’uomo con una mano porre in posizione verticale il pene e con l’altra introdurre lentamente il catetere attraverso il meato; quando si avverte una leggera resistenza riportare il pene in posizione orizzontale e far proseguire fino alla fuoriuscita di urina. Nella donna se il catetere viene erroneamente inserito in vagina, lasciare in loco come guida ed inserire in uretra un secondo catetere. Al termine rimuovere il primo.
-Gonfiare il palloncino di ancoraggio con soluzione fisiologica (8-10cc): se durante il gonfiaggio si avverte resistenza e la persona avverte dolore, sgonfiare il palloncino e spingere il catetere per altri 2cm. Ripetere l’operazione.
-Posizionare il sacchetto di drenaggio a letto evitando torsioni del tubo.
-Controllare le caratteristiche della diuresi
-Smaltimento rifiuti
-Effettuare opportune registrazioni dell’avvenuta cateterizzazione
Laddove è prescritto dal medico somministrare una giusta terapia per la disinfezione delle vie urinarie.

IL RINNOVO DEL CATETERE DEVE ESSERE EFFETTUATO CON SCADENZA MENSILE.

CATETERISMO VESCICALE AD INTERMITTENZA
Nel caso si renda necessario cateterizzare un paziente ad intermittenza si seguirà la stessa procedura indicata per il cateterismo a permanenza variando solamente il tipo di catetere (Nelaton in PVC con diametro piccolo) lo stesso verrà rimosso dopo lo svuotamento della vescica.
L’operatore dovrà registrare la quantità di urina fuoriuscita.

PRELIEVO PER ESECUZIONI DI ESAMI (solo in casi strettamente selezionati)
La raccolta delle urine al fine di esami clinici comporta che il prelievo venga effettuato:
Dopo accurato lavaggio delle mani,
Dalla sede appositamente predisposta nel sistema di drenaggio,
Dopo aver effettuato un’accurata disinfezione della zona di prelievo
Utilizzando siringhe ed ago sterili facendo attenzione ad evitare contaminazioni.
La procedura viene eseguita dall’infermiere o dall’oss (sotto la responsabilità dell’infermiere).

SOSTITUZIONE DELLA SACCA DI RACCOLTA URINE
Indossare guanti non sterili;
Chiudere con pinza autostatica il catetere vescicale in prossimità del suo raccordo con la sacca di raccolta. Disconnettere la sacca dal catetere;
Disinfettare il punto di raccordo
Collegare il raccordo della nuova sacca con il catetere
Rimuovere la pinza autostatica
Ancorare la sacca al supporto
Smaltimento rifiuti
La procedura viene eseguita dall’infermiere o dall’oss.
Quando non è possibile evitare la cateterizzazione è preferibile adottare un sistema di drenaggio urinario sterile a circuito chiuso; questo rappresenta un fondamentale requisito per prevenire le infezioni alle vie urinarie.
IL SACCHETTO RACCOGLITORE DELLE URINE MUNITO DI VALVOLA DEV’ESSERE CAMBIATO, A SECONDA DELLA TIPOLOGIA:
- BIOSERVICE, confezionato singolarmente e sterilmente, può essere sostituito, salvo eccezioni, ogni 10 giorni;
- RUSCH CARE,sfuso e non sterile, dev’essere sostituito ogni 48 ore.
LA QUANTITA’ DI URINA VUOTATA DEV’ESSERE SEGNATA OGNI GIORNO SULLA “TABELLA DIURESI DEL MESE”.

OSTRUZIONE DEL CATETERE VESCICALE
In caso di ostruzione del catetere l’infermiere eseguirà un lavaggio instillando circa 50cc di soluzione fisiologica con una siringa da irrigazione da 60cc che in seguito verrà riaspirata nel tentativo di disostruire il catetere.

RIMOZIONE DEL CATETERE VESCICALE
Materiale occorrente:
Siringa da 10cc
Guanti monouso non sterili
Pinza autostatica
Contenitore per rifiuti
Materiale per l’igiene perineale

Procedura
-Predisporre l’ambiente
-Lavaggio sociale delle mani
-Indossare guanti monouso
-Chiudere il catetere con la pinza
-Raccordare la siringa alla via del sistema di ancoraggio e aspirarne il contenuto
-Estrarre lentamente il catetere per verificare che il palloncino sia completamente sgonfio.
-Estratto il catetere estrarre la sacca di raccolta
-Eseguire igiene perineale
-Smaltimento rifiuti.
La procedura viene effettuata dall’infermiere e dall’oss (sotto la responsabilità dell’infermiere).

RISCHI E PROBLEMI LEGATI ALL’INSERZIONE DEL CATETERE VESCICALE
Se non si riesce ad inserire il catetere nella donna:
-Verificare l’adeguatezza del calibro del catetere
-Lasciare una garzina in vagina per escludere l’introduzione nella stessa;
-Nel caso in cui il catetere sia stato inserito in vagina utilizzare un nuovo catetere nel ripetere la procedura, anche lasciando in situ quello in vagina per ovviare ad altri errori.
Se non si riesce ad inserire il catetere nell’uomo perché si incontrano resistenze:
-Ruotare il catetere e cambiare la posizione del pene da verticale a leggermente obliqua.
Se tale manovra fosse nuovamente difficoltosa, sospenderla ed avvisare il medico.
Se il catetere è stato contaminato prima dell’inserzione:
-Utilizzare un nuovo catetere.
Se è stato contaminato il campo sterile, ripetere la procedura .
Se viene rilevata la presenza di globo vescicale:
-Drenare quantità di urine non superiori a 300cc per volta ad intervalli di 3 minuti per evitare il collasso vescicale.
IN CASO DI INFEZIONE DELLE VIE URINARIE O DI TRAUMI TISSUTALI A LIVELLO URETRALE CON FORMAZIONE DI FALSE VIE, OPPURE TRAUMI A LIVELLO VESCICALE, INFORMARE IL MEDICO.

PRECAUZIONI PER EVITARE INFEZIONI ALLE VIE URINARIE (IVU)
I possibili punti di accesso dei microrganismi nel sistema di drenaggio urinario, nel caso non vengano rispettate le misure di asepsi, sono:
-Il rubinetto della sacca di drenaggio al momento in cui questa viene svuotata;
-L’anello di gomma per il prelievo di campioni urinari;
-Il punto di connessione tra sacca di drenaggio e catetere quando questo viene aperto per il cambio della sacca;
-Lo spazio tra catetere e uretra.
Si rende necessario quindi:
-Eseguire il cateterismo vescicale solo in caso di effettiva necessità e rimuovere il catetere il più presto possibile;
-Utilizzare il catetere delle dimensioni più adatte alla persona, che permetta però un buon drenaggio;
-Eseguire il lavaggio delle mani (antisettico)
-Inserire il catetere con tecniche asettiche e presidi sterili;
-Disinfettare il meato uretrale con antisettico appropriato in confezione monodose;
-Utilizzare il lubrificante in confezione monodose
-Disinfettare il raccordo del catetere al momento del cambio della sacca
-Effettuare prelievi di campioni di urine secondo le tecniche asettiche;
-Assicurare il libero deflusso delle urine;
-Evitare le piegature del catetere e del tubo di raccordo;
-Mantenere la sacca di raccolta sotto il livello della vescica;
-Evitare che la sacca di raccolta poggi per terra;
-Sostituire il catetere piuttosto che ricorrere ad irrigazioni frequenti in presenza di ostruzioni.
GESTIONE EMERGENZE IN ATTESA DEL MEDICO REPERIBILE
In caso di un emergenza-urgenza di giorno, quando non è presente il Medico in struttura, o di notte, l’infermiere o l’OSS devono chiamare il Medico Reperibile, il quale deve arrivare in struttura entro 30 minuti.

L’infermiere o l’OSS in turno nell’attesa che il Medico arrivi dovranno:
- Eseguire le indicazioni telefoniche del Medico;
- Controllare e monitorare continuamente l’ospite: aspetto, stato di coscienza, colorito, parametri vitali;
- Preparare la cartella clinica e il carrello delle urgenze nella stanza dell’ospite;
- Se la situazione, nel frattempo, peggiora drasticamente, avvertire tempestivamente il Medico; questo valuterà se dare nuove direttive da eseguire oppure se chiamare il 118;
- Nel caso di decesso di un ospite, il Medico reperibile deve recarsi in Struttura per accertarne la morte, quindi preparare la cartella clinica, il faldone con la documentazione e il foglio dei numeri telefonici dei parenti.

Di seguito verranno fornite indicazioni più specifiche da attuare nel caso di eventi particolari.

CRISI EPILETTICA
- Durante la crisi: adagiare l’ospite per terra o sul letto, allontanare l’ospite da potenziali oggetti/superfici pericolose, allentare gli abiti stretti
- Se possibile, posizionare cannula di Mayo
- Proteggerlo da possibili lesioni senza fermarne i movimenti
- Avvisare sempre il Medico Reperibile
- Quando la crisi si è risolta: controllare le vie aeree superiori e liberarle da eventuale saliva, corpi estranei, secrezioni
- Rilevare parametri vitali (PA, SaO2, FC, glicemia…)
- Verificare che non siano presenti lesioni traumatiche
- Applicare Ossigeno terapia
- Reperire accesso venoso di grosso calibro (se presente l’infermiere) e attuare le indicazioni del Medico
- Cercare di tranquillizzare l’ospite

CRISI IPOGLICEMICA
- Rilevare glicemia e altri parametri vitali
- Se l’ospite è vigile somministrare una bevanda zuccherata e rimanere in sua compagnia fino alla scomparsa dei sintomi e al rialzo glicemico
- Monitorare frequentemente la glicemia, se il problema persiste contattare il Medico di guardia
- Se lo stato di coscienza dell’ospite è compromesso avvisare sempre il Medico
- Se è presente l’infermiere reperire accesso venoso ed eseguire le indicazioni del Medico
- Monitorare frequentemente i valori glicemici e lo stato di coscienza dell’ospite

DOLORE TORACICO IMPROVVISO (ANGINA – INFARTO MIOCARDICO)
- Annotare sede e tipo di dolore: spalla sinistra, giugulo e mandibola, centro del torace, epigastrico, interscapolare; dolore che non varia alla digitopressione; presenza di palpitazione e sudorazione algida; dolore di tipo oppressivo, o come una morsa, o come un mattone.
- Rilevare parametri vitali (PA, SaO2, FC)
- Eseguire ECG (12 derivazioni)
- Se dispnea, applicare O2 terapia
- Se presente l’infermiere, reperire accesso venoso di grosso calibro e attuare le indicazioni del Medico
- Cercare di tranquillizzare l’ospite
- Contattare sempre il Medico di guardia

EPISTASSI IMPORTANTE
- Rilevare parametri vitali (PA, SaO2, FC, glicemia)
- Eseguire compressione digitale per circa 5 minuti
- Se il sanguinamento si è arrestato idratare l’ospite
- Se il sanguinamento non si è arrestato, se presente l’infermiere, reperire accesso venoso e eseguire le indicazioni del Medico
- Se l’epistassi è copiosa e persistente avvisare il Medico

ARRESTO CARDIO-RESPIRATORIO
Attuare immediatamente le manovre del BLS (vedi protocollo) e avvisare sempre il Medico Reperibile

INSUFFICENZA RESPIRATORIA – DISPNEA – BRONCOSPASMO
- Rilevare parametri vitali (PA, FC, SaO2, FR)
- Posizionare l’ospite in posizione seduta o semi-seduta
- Applicare O2tp a 2-3 l/min
- Utilizzare l’aspiratore per rimuovere l’eventuale espettorato
- Se si tratta di un ospite affetto da patologie croniche (BPCO, asma…) e se è presente l’infermiere, eseguire eventuale terapia al bisogno già prescritta dal Medico
- Se si tratta di un evento di nuova insorgenza avvisare Medico di guardia, e se è presente l’infermiere, reperire accesso venoso e attuare le indicazioni del Medico
TRAUMA – CADUTA
- In caso di caduta accidentale rilevare parametri vitali e compilare la “scheda delle cadute”
- In caso di evento apparentemente traumatico possibilmente non mobilizzare l’ospite fino all’arrivo del Medico
- in caso di ferite lacero contuse lievi medicare la lesione
- se ferita ampia e con copioso sanguinamento avvertire il Medico
- monitorare continuamente stato di coscienza e parametri vitali

CRISI IPOTENSIVA - LIPOTIMIA
- rilevare parametri vitali (PA, FC, SaO2, glicemia)
- posizionare l’ospite in trendelenburg
- se ospite ancora incosciente, chiamare più volte l’ospite
- se PA ancora bassa avvisare il Medico di guardia
- se l’infermiere è presente, reperire accesso venoso ed eseguire indicazioni del Medico

CRISI IPERTENSIVA
- rilevare parametri vitali (PA, FC, SaO2)
- se l’infermiere è presente, somministrare Nifedicor gocce
- se PA ancora alta contattare Medico di Guardia

VOMITO PERSISTENTE
- mettere l’ospite nella “posizione laterale di sicurezza”
- accertarsi che non vi siano residui di cibo o vomito in bocca, se necessario utilizzare l’aspiratore
- rilevare parametri vitali
- se l’infermiere è presente, eseguire una fl Plasil IM
- se il vomito persiste reperire accesso venoso e infondere flebo per integrare i liquidi persi
- se necessario avvisare il Medico

IPERGLICEMIA
- tenere monitorati valori glicemici
- avvisare il Medico Reperibile
- se presente l’infermiere, eseguire eventuali indicazioni del Medico

TIA – ICTUS CEREBRALE
- valutare stato di coscienza
- rilevare parametri vitali
- contattare sempre il Medico Reperibile

IPERPIRESSIA PERSISTENTE
- se TC >38° somministrare Paracetamolo 1 gr (compresse, bustine o supposte a seconda del livello di collaborazione dell’ospite)
- applicare ghiaccio sulla fronte o all’inguine
- se persiste iperpiressia, contattare il Medico
- se l’infermiere è presente, reperire accesso venoso e attuare eventuali disposizioni del Medico di Guardia
SHOCK
- rilevare e monitorare i parametri vitali
- avvisare sempre il Medico Reperibile
- se l’infermiere è presente, reperire accesso venoso e attuare le indicazioni del Medico

N.B. Nel caso in cui siano presenti in struttura ospiti affetti da patologie particolari, il Medico darà specifiche disposizioni a tutto il Personale.
PROTOCOLLO GESTIONE DELLA STIPSI

SCOPO: Applicare un’unica metodologia di assistenza all’interno dell’equipe di lavoro, per uniformare i comportamenti, fornire un piano di lavoro per i nuovi operatori ed applicare una stessa procedura in presenza di persone con stipsi.

Definizione

La stitichezza o stipsi è un malfunzionamento dell'intestino originato da diversi fattori, alcuni ancora sconosciuti, caratterizzato da difficoltà ad evacuare le feci, defecazione insufficiente, defecazione infrequente o irregolare, o sensazione di incompleto svuotamento rettale.
In realtà esistono due forme di stipsi: la stipsi da propulsione, comunemente definita stitichezza, legata effettivamente al rallentato transito, ed una stipsi da espulsione, tecnicamente definita da "out-flow".

Gestione della stipsi

Innanzitutto si deve considerare che la stipsi è una condizione indotta da vari fattori, terapie farmacologiche, allettamento prolungato, dieta povera di fibre e di acqua ecc…
Le persone residenti nella struttura, che rispecchiano una condizione di stipsi cronica, vengono alimentati con dieta ricca di fibre, stimolati a bere, e, su prescrizione del medico curante, la loro terapia farmacologia viene integrata con l’utilizzo di un lassativo osmotico (Lattulosio (Duphalac) e/o Olio di Vaselina), con dosaggio variabile in base alla prescrizione del medico curante.
Alcuni ospiti assumono anche, quotidianamente o a giorni alterni, una bustina di Movicol (lassativo che aiuta ad avere un adeguato movimento intestinale anche se il problema di stitichezza si protrae da molto tempo) .
Le scariche di ogni ospite vengono segnalate sull’apposita “Tabella scariche”; alla fine di ogni turno, o quando possibile, ogni operatore segna su questo modulo chi si è scaricato e la quantità indicativa.
L’infermiere del turno pomeridiano controlla quotidianamente la “tabella scariche”; in linea generale, se un residente non si scarica soddisfacentemente da 3 giorni gli si fa assumere la purga. Il dosaggio del lassativo da somministrare ad ogni ospite è indicato sulla “Tabella Purghe”; la dose può essere aumentata, nel caso in cui risulti inefficace , o diminuita, se spesso si presentano scariche liquide abbondanti e addominalgie, a discrezione dell’infermiere.
I lassativi maggiormente utilizzati nella nostra struttura sono:
- Pursennid cp, lassativo stimolante (agisce stimolando le contrazioni muscolari dell’intestino ed aumentando il contenuto di acqua nelle feci, facilitandone in tal modo l’evacuazione);
- Guttalax gtt, lassativo di contatto (aumenta le contrazioni muscolari e accelera il transito del contenuto dell’intestino).
La purga viene data solitamente alle h.18.00 (con la terapia serale); mentre agli ospiti portatori di Peg e per altre eccezioni il lassativo viene somministrato alle h.8.00 del giorno dopo.
Per quanto riguarda gli ospiti collaboranti e orientati, spesso il lassativo viene somministrato su richiesta.
I residenti che hanno assunto il lassativo in giornata vengono segnati sulla “tabella scariche” con una “P”, inoltre questi vengono scritti anche su 3 fogli, che poi verranno messi sui carrelli del cambio, in modo che i suddetti ospiti vengano controllati più volte rispetto agli altri.
Solitamente quando l’ospite è in purga non viene eseguito il bagno del mattino; a discrezione del personale ASA, vengono decisi i bagni da eseguire escludendo gli ospiti in purga.
Se il lassativo viene assunto alle h.18.00 e il giorno dopo il residente non si è ancora scaricato o ha avuto una scarica insufficiente, nel pomeriggio l’infermiere eseguirà 2 perette evacuative, con o senza sonda rettale, a sua discrezione; anche per gli ospiti a cui è stato dato il lassativo alle h.8.00 le eventuali perette vengono eseguite il pomeriggio del giorno dopo, non il giorno stesso perché probabilmente il lassativo non ha ancora fatto effetto. Le perette eseguite vengono segnate sulla “tabella scariche” con la dicitura “PT”.
Nel caso in cui la persona, dopo l’esecuzione di ciò che è stato detto, non si sia ancora scaricata, dev’essere segnalata al Medico, il quale dopo la valutazione dell’ospite deciderà il da farsi.
Gestione del paziente cannulato (sottoposto a laringectomia o a tracheotomia)

DEFINIZIONI
Si definisce tracheotomia l’apertura temporanea della parete tracheale e della cute, con conseguente comunicazione tra la trachea cervicale e l’ambiente esterno, che consenta un passaggio di aria atto a garantire una efficace respirazione. La tracheostomia è, invece, la creazione di un’apertura permanente della trachea, mediante abboccamento della breccia tracheale alla cute cervicale, con conseguente contatto diretto con l’ambiente esterno.

La medicazione

Pur essendo un ottimo ausilio che aiuta il tracheotomizzato (o tracheostomizzato) a respirare meglio, la cannula richiede una certa manutenzione e alcuni cambiamenti delle abitudini di vita quotidiana. La pulizia e la disinfezione della parte esterna della cannula e dello stoma specialmente nei primi giorni dopo l’intervento è di fondamentale importanza, in quanto oltre al possibile sanguinamento prodotto più o meno evidente, c’è un aumento delle secrezioni bronchiali e della loro viscosità, che incrementa la possibilità di sovra infezioni batteriche dello stoma e della cute circostante. Pertanto lo scopo di una corretta medicazione, è quello di prevenire:
- le infezioni dello stoma;
- la deiscenza dei punti di sutura se presenti;
- la conseguente infezione dell’albero tracheobronchiale sottostante.
Bisogna sempre fare un’attenta valutazione del paziente tracheotomizzato/tracheostomizzato:
- criteri locali: condizioni dello stoma (arrossamento, tumefazione, secrezioni purulente e granulazioni), rumori respiratori o ostruzione della cannula;
- criteri generali: la saturazione dell’ossigeno o la valutazione di un eventuale distress respiratorio.
Segni e sintomi di infezione respiratoria , invece, possono essere :
modificazione delle secrezioni (quantità, colore e odore),
malessere generale,
iperpiressia,
insufficienza respiratoria.

La prima indicazione che l’infermiere deve ricordare è che più manterrà asciutta la stomia e la cute circostante, più la zona sarà meno esposta a macerazione e quindi a colonizzazione batterica. Pertanto la medicazione deve essere eseguita almeno ogni 24 ore, e ogni qualvolta sia necessario perché intrisa di sangue, di muco o se si è bagnata. Il paziente verrà informato, se cosciente, della manovra che andremo a compiere e verrà posto in posizione semi-seduta.
Altra indicazione importante da tenere sempre presente, è che tutte le manovre che vengono condotte sullo stoma, devono essere eseguite rispettando le regole per il mantenimento dell’asepsi, pertanto:
• indossiamo guanti sterili (se non sterili fare molta attenzione a rispettare al massimo le norme igieniche e di pulizia);
• utilizziamo garze sterili bagnate con fisiologica per la detersione della zona;
• facciamo attenzione a non ripassare sulla zona già trattata per non contaminarla nuovamente; usiamo soluzioni antisettiche non alcoliche;
• ad ogni medicazione dobbiamo controllare e segnalare al medico se ci sono arrossamenti tumefazioni o se sono presenti secrezioni che per le loro caratteristiche fanno sospettare un’infezione;
• fra la cute e la flangia applichiamo un presidio sterile specifico pretagliato a Y rovesciata come la Metallina che ha uno strato trattato con vapori di alluminio, perciò non aderisce alla ferita lasciando indisturbato il processo di guarigione, infatti viene usata nei primi giorni dopo l’intervento o quando c’è un arrossamento della zona peristomale; in seguito possiamo usare lo Sponges che è un presidio sterile di cotone compresso;
• evitiamo l’uso di garze tagliate con le forbici per impedire che i fili rimangano nella ferita o vengano aspirati in trachea;
• il fissatore per cannula di cotone e pile non abrasivo, viene sostituito quando è necessario, l’unico accorgimento è che non sia né troppo stretto né troppo largo, ma fra il collo e la fascetta deve poter passare un dito; in alternativa a queste fascette potrebbero essere utilizzate fettucce di cotone abbastanza basse e garze morbide tagliate in modo adeguato.

La controcannula dev’essere pulita e disinfettata almeno 2 volte al giorno, seguendo la seguente tecnica:
- lavare la controcannula sotto l’acqua corrente usando l’apposito scovolino;
- usare l’acqua calda se secrezioni tenaci;
- se secrezioni incrostate lasciare in ammollo con bicarbonato o con Amuchina diluita al 5%;
- lasciare asciugare la controcannula in apposito contenitore;
- riporre scovolino pulito in apposito contenitore e lasciare asciugare.

Se possibile, eseguire questa manovra in concomitanza con l’aspirazione per evitare ulteriori traumatismi; se si dispone di una contro-cannula di ricambio, intercambiarla ogni volta che avviene la pulizia.
Attenzione: non usare detergenti come alcool, gluteraldeide o candeggina che oltre a danneggiare la controcannula sono tossici per il paziente.
Sostituire la controcannula con una nuova ogni 30 giorni o qualora sia necessario.
Importante: se la cannula si sfilasse accidentalmente, avvisare subito il medico di guardia.
La pervietà della protesi respiratoria

La pervietà della protesi respiratoria si ottiene con l’aspirazione delle secrezioni attraverso la broncoaspirazione.
La broncoaspirazione è la rimozione meccanica delle secrezioni dell’albero tracheobronchiale per mezzo di una fonte aspirante e di un sondino inserito nelle vie aeree, tramite una via naturale o artificiale.
Tale manovra deve essere effettuata in modo da aspirare efficacemente le secrezioni, riducendo al massimo i potenziali rischi legati a questa metodica.
La broncoaspirazione è una procedura potenzialmente dannosa, pertanto possono insorgere delle complicanze se non viene eseguita correttamente e se si svolge anche quando non occorre.
Gli effetti negativi che possono insorgere sono: infezioni, trauma o sanguinamento della mucosa tracheale, tosse, broncospasmo, ipossiemia data dalla procedura stessa, ipertensione o aritmie dovute alla stimolazione vagale che esercitiamo all’interno della trachea, aumento della pressione intracranica ed è sicuramente un esperienza di dolore per il paziente.
Pertanto la prima domanda che l’infermiere deve porsi è: quando devo broncoaspirare?
Solo quando è necessario, quindi prima di procedere devo valutare la reale necessità di aspirare attraverso indicatori primari come la respirazione rumorosa (ronchi respiratori), la presenza di secrezioni evidenti, la diminuzione della saturazione, l’aumento della frequenza respiratoria, se lo chiede il paziente ma con valutazione infermieristica.
Conseguentemente a questi indicatori possiamo notare anche una possibile variazione dell’emodinamica (aumento della F.C. o della P.A.).

Le raccomandazioni da ricordare riguardo la broncoaspirazione sono:
• aspirare solo se è necessario;
• informare il paziente se cosciente, della procedura che andremo a compiere, e prima di procedere lo stimoliamo a tossire, in modo da far fuoriuscire più secrezioni possibili per ottenere un’aspirazione efficace;
• aspirare con tecnica asettica (guanto sterile, sondino e lubrificante idrosolubile sterili) o quanto meno pulita;
• iperossigenare per ridurre l’ipossiemia del pz dopo l’aspirazione da 30 sec. a 1 min. (al bisogno);
• procedere con delicatezza nell’introduzione del sondino mantenendo l’aspirazione non attiva;
• quando il sondino incontra una resistenza, lo si retrae leggermente e si applica l’aspirazione;
• aspirare estraendo il sondino con movimento rotatorio osservando i caratteri delle secrezioni;
• non instillare soluzione Fis. 0,9% (solo se c’è una presunta ostruzione da tappo di muco);
• la misura del sondino non deve occupare più di metà del diametro interno della cannula;
• la durata dell’aspirazione non deve superare i 10-15 secondi.
Teniamo presente che per effettuare una broncoaspirazione profonda, il sondino deve superare la lunghezza della cannula, quindi dobbiamo inserire circa un terzo del sondino stesso. Invece se il sondino incontra una resistenza tale da non riuscire a superare la cannula o se viene superata con molta difficoltà, significa che all’interno del lume della cannula c’è un ostruzione, quindi l’infermiere informerà subito il medico che provvederà a sostituirla.
Il sondino che usiamo per broncoaspirare, non deve essere usato per aspirare saliva o secrezioni presenti all’interno del cavo orale per evitare ulteriori contaminazioni della mucosa orale; al termine di ogni aspirazione il sondino dev’essere sostituito.
Quando la manovra è terminata il tubo connesso all’aspiratore dev’essere pulito tramite l’aspirazione di una soluzione con acqua e betadine.
Per concludere possiamo dire che il supporto psicologico a questo tipo di paziente è fondamentale per impedire che l’ansia fisiologica si trasformi in patologica. Non va mai dimenticato che ci troviamo di fronte ad una situazione vissuta come unica, angosciante e dolorosa.
Pertanto è importante garantire una continuità assistenziale adeguata dal dipartimento di emergenza a quello medico e chirurgico. Inoltre è nostro dovere e nostra responsabilità seguire gli aggiornamenti e applicarli alla realtà, per poter erogare un assistenza di qualità, ma anche per tutelare la nostra professionalità, in quanto ogni infermiere è responsabile di ciò che fa soprattutto dopo l’abrogazione del mansionario attraverso la L. 42/99.
INTRODUZIONE

L’INGRESSO in Casa di riposo rappresenta per ogni persona un evento delicato e importante: è un momento di crisi, di cambiamento, spesso connotato da disagio e sofferenza.
La persona si trova infatti a dover prendere coscienza del mutamento radicale nella sua vita quotidiana, sia sotto il profilo pratico e organizzativo sia sotto quello relazionale.
L’età anziana è un periodo della vita connotato da perdite: si perde la salute, l’efficienza del corpo e spesso anche della mente; si perdono gli affetti: il compagno di una vita, gli amici, magari i figli.
Entrare in una Casa di riposo significa lasciare anche la propria casa, il proprio ambiente di vita.
Significa nella maggior parte dei casi, dover condividere con una persona estranea gli spazi che sono sempre stati personali come la camera da letto e il bagno.
A questo si aggiunge poi il cambiamento radicale delle abitudini di vita e il disagio di doversi adeguare ad altri ritmi e ad altre abitudini, quelle imposte dall’organizzazione della struttura.
Possibili fonti di ansia per l’anziano concernono, inoltre, il timore per dover affrontare
una situazione nuova ed incerta, l’essere circondato da molte persone sconosciute, la paura di essere abbandonato dai propri familiari: non stupisce pertanto, alla luce di questi fattori, che l’ingresso di un anziano in Casa di Riposo rappresenti spesso un evento caratterizzato da disagio e difficoltà, a volte anche per i familiari, crucciati dai sensi di colpa per aver istituzionalizzato il loro congiunto.
Tutto questo deve rendere consapevoli gli operatori della Casa di riposo del ruolo critico dell’accoglienza per convincerli della necessità di presidiare adeguatamente questo momento e porre in atto meccanismi di sostegno finalizzati ad alleviare la tensione e stabilire da subito una relazione comunicativa efficace e soddisfacente.
Da una adeguato percorso di inserimento dipende infatti in larga parte la successiva integrazione positiva della persona all’interno della Struttura.
L’accoglienza è il momento della reciproca conoscenza tra il nuovo ospite e i suoi familiari con la struttura.
Il nostro impegno è duplice: da un lato si conosce la persona, i suoi legami con la famiglia, le aspettative dei parenti verso la Casa di riposo; dall’altro ci si presenta, non solo negli ambiti strutturali e organizzativi, ma anche come persone, con regole e valori che orientano la vita nella struttura.
Lo scopo di una buona accoglienza è quello di favorire la presa in carico complessiva della persona da parte della Casa di riposo e di garantire una risposta il più possibile personalizzata ai suoi bisogni, sia sotto il profilo sanitario che psicologico e relazionale.
L’accoglienza rappresenta la prima fase di un percorso che si concretizza nella definizione di un progetto assistenziale individualizzato il quale, prendendo le mosse dalla conoscenza della persona
sotto i diversi profili, conduce alla definizione e al perseguimento degli obiettivi assistenziali più adeguati.
Il progetto assistenziale che deve essere pensato per ognuno degli ospiti affidati alle cure dell’équipe, si compone di una serie di fasi, tra loro strettamente connesse, che dalla raccolta delle informazioni riguardanti l’ospite e il suo contesto, conducono alla messa in atto di interventi appropriati a perseguire gli obiettivi definiti per la specifica persona.
Quando la persona entra nella struttura è importante instaurare un rapporto di relazione efficace, illustrare la struttura e il suo funzionamento, rispondere ad eventuali domande, creare le condizioni perché si familiarizzi anche con altri ospiti.
L’obiettivo di questo primo contatto è quello di fronteggiare il disorientamento, l’ansia legata al nuovo e creare un clima disteso e cordiale che consenta alla persona e ai suoi familiari di entrare in contatto in modo positivo con il nuovo ambiente.
Un secondo step, verso la conoscenza dell’ospite della struttura, verterà sulla raccolta delle informazioni utili per avere un quadro sufficientemente chiaro e articolato della situazione della persona anziana, tanto sotto il profilo biologico e funzionale che sotto l’aspetto psicologico e sociale.
Nella persona anziana, infatti, la valutazione della condizione clinica in senso stretto deve accompagnarsi ad una valutazione più ampia finalizzata a considerare, accanto ai problemi clinici, cognitivi e psico-emozionali, il loro impatto sulle capacità funzionali. Sarà oggetto della valutazione iniziale anche la raccolta di informazioni relative al contesto familiare di riferimento.
Per affrontare la complessità dei problemi dell’anziano disponiamo di una serie di strumenti che ci aiutano a raccogliere molte informazioni in modo oggettivo e omogeneo: si tratta degli strumenti della valutazione multidimensionale, che prendono in esame vari aspetti delle funzioni che concorrono a determinare lo stato di salute della persona anziana.
Fra gli strumenti di valutazione più utilizzati e conosciuti ricordiamo l’indice di Barthel per valutare lo stato funzionale, il Mini Mental State Examination, per valutare la cognitività, la Scala di Tinetti
che valuta l’equilibrio e l’andatura, l’indice di Norton che consente di definire il rischio che un paziente ha di contrarre lesioni da decubito.
Gli strumenti della valutazione multidimensionale definiscono quantitativamente l’entità del deterioramento dei diversi ambiti considerati permettendo la schematizzazione dei dati clinici e il controllo delle modificazioni nel tempo.
Consentono d’altro canto, di quantificare l’entità delle funzioni residue e dunque di orientare nella direzione di promozione della abilità residue l’intervento assistenziale.
Nella fase dell’accoglienza l’adeguata raccolta delle informazioni attraverso il colloquio con il paziente e i suoi familiari e attraverso l’osservazione attenta rappresenta un intervento di grande importanza: tali informazioni verranno poi condivise fra gli operatori dell’equipe e rappresenteranno le fondamenta su cui costruire il Progetto Assistenziale.
L’accoglienza e il successivo inserimento di una persona in Casa di riposo è dunque un processo complesso che coinvolge diversi attori e, per tale motivo, è necessario che tale processo non sia lasciato al caso o alla buona volontà individuale, ma guidato secondo principi condivisi e procedure codificate al fine di garantire l’efficace integrazione della persona nel suo nuovo ambiente di vita.
In questa ottica è opportuno che gli operatori di ogni struttura costruiscano un protocollo operativo condiviso, definendo, compatibilmente alla situazione organizzativa e alle risorse disponibili, le modalità per facilitare l’inserimento di un nuovo ospite.
Gli operatori dovrebbero essere sempre più consapevoli dell’importanza delle competenze “relazionali” nello svolgimento del proprio lavoro: la comunicazione interpersonale è lo strumento che gli operatori utilizzano costantemente nell’erogazione delle cure.
A tal proposito è importante sottolineare che è impossibile non comunicare in quanto ogni comportamento ha valore di messaggio e che ciò che viene percepito di un discorso verbale è influenzato in modo significativo dal comportamento non verbale, ossia da pensieri, sentimenti e emozioni veicolati attraverso i gesti, le espressioni facciali, la postura e il contatto fisico.
Proprio per questo motivo, risulta essere fondamentale, nella direzione dell’obiettivo di garantire una buona accoglienza della persona anziana in Casa di riposo, l’attivazione di percorsi formativi rivolti agli operatori orientati alla conoscenza e al controllo dei meccanismi della relazione interpersonale, orientati cioè al saper essere.


PROTOCOLLO OPERATIVO PER L’INGRESSO E L’ACCOGLIENZA DI UN NUOVO OSPITE

SCOPO E CAMPO DI APPLICAZIONE : questa procedura ha lo scopo di:
- accogliere il nuovo residente in un clima sereno e tranquillo;
- acquisire il maggior numero di informazioni possibili per pianificare il piano di assistenza individuale (PAI);
- raccogliere dati sanitari indispensabili;
- conoscere le abitudini della persona per modulare l’intervento assistenziale in base ai suoi bisogni specifici.

Tale procedura riguarda tutti gli operatori della RSA presenti al momento dell’arrivo del nuovo residente e nei giorni successivi; in particolar modo infermieri, fisioterapisti, animatrice e personale ausiliario.

L’ingresso in RSA per un nuovo ospite, come precedentemente detto, è un evento complicato, delicato e, talvolta, difficile da accettare; una persona abituata in un certo modo si trova a dover far fronte ad una realtà totalmente diversa: nuovi ambienti, compagni di stanza sconosciuti, abitudini differenti, ritmi quotidiani… Per questo motivo il Personale Sanitario deve dimostrarsi gentile e disponibile; sarà compito di tutti gli operatori presentarsi e fare in modo che l’Ospite, con la dovuta calma, possa prendere familiarità dapprima con i compagni di stanza e con la stanza stessa, successivamente con il resto del reparto.
IL GIORNO DELL’INGRESSO

Il personale viene informato con almeno 2 giorni di anticipo del nuovo arrivo dalla Direzione con apposito modulo compilato dalla Unità di Valutazione Geriatria: in tale documento gli operatori trovano alcune informazioni necessarie ad una prima pianificazione dell’assistenza (se si ritiene utile viene preparato preventivamente il letto con il materassino anti-decubito)
L’ammissione di un nuovo residente viene programmata in orari lontani dai pasti per garantire una calma maggiore nei primi momenti dell’accoglienza (preferibilmente mattina dalle 9.30 alle 11.00); al momento dell’ingresso è presente l’animatrice che dà il benvenuto e accompagna l’ospite e i parenti in camera, supportando psicologicamente sia il nuovo ospite che i parenti (in assenza dell’animatrice l’infermiera o la fisioterapista presenti ricopriranno questo ruolo).
L’animatrice, o chi per essa, se le condizioni sanitarie e cognitive del nuovo ospite lo consentono, presenterà a quest’ultimo il compagno o i compagni di stanza, i commensali in sala da pranzo e il personale in servizio per favorire una prima conoscenza.
Successivamente l’ospite verrà accompagnato in Ambulatorio; qui il Medico (già in possesso di documenti ricevuti nel periodo antecedente il ricovero) compilerà il fascicolo socio-sanitario, (anamnesi, esame obiettivo e visita medica) e i fogli della terapia (se i parenti sono in possesso di altra documentazione clinica la lasceranno a disposizione del Medico); nel frattempo l’infermiere raccoglierà i dati necessari per la compilazione della Scheda socio – assistenziale, il piano di alimentazione individuale e altri eventuali moduli necessari.
All’ingresso il MMSE viene somministrato all’ospite o dal Medico o dall’animatrice, mentre le valutazioni successive vengono fatte sempre dall’animatrice almeno ogni 6 mesi; il Barthel Index invece all’ingresso viene compilato dal Medico mentre le valutazioni successive vengono fatte almeno ogni 6 mesi dall’infermiere.
All’ingresso dell’ospite l’infermiere deve: controllare PA braccio dx e sx, FC, SaO2, HGT (il mattino dopo a digiuno, se ospite non diabetico), pesare il nuovo ospite, eseguire l’elettrocardiogramma (il giorno stesso o nei giorni successivi) e programmare appena possibile la Visita Cardiologica.
Il fisioterapista fornisce provvisoriamente eventuali ausili necessari (es. carrozzina…).
Solitamente, terminata la visita medica, l’animatrice prende in carico il nuovo ospite e lo accompagna in sale da pranzo.

ENTRO UN MESE DALL’INGRESSO DEL NUOVO OSPITE

Nei primi giorni dopo l’ammissione tutti gli operatori seguiranno attentamente il nuovo ospite cercando di rilevarne bisogni e peculiarità e raccogliendo quei dati utili alla compilazione del primo piano di assistenza individuale (PAI) che avverrà entro circa 15 giorni dall’ingresso.
Durante il primo mese di degenza del nuovo ospite, sempre se le condizioni sanitarie e cognitive di quest’ultimo lo consentono, sarà compito dell’animatrice presentargli tutte le figure professionali che lavorano in Casa di Riposo e mostrargli tutti gli spazi comuni (palestra, soggiorno, sala da pranzo, chiesa…); inoltre, giorno per giorno, gli illustrerà le attività di animazione quotidiane e lo inviterà a partecipare, ricordandogli luoghi e orari.
Nei primi tempi, l’animatrice avrà colloqui individualizzati col nuovo ospite, il quale potrà esporre eventuali preoccupazioni, angosce, frustrazioni che spesso si manifestano all’ingresso in struttura, e cercherà di instaurare un rapporto di fiducia che le permetterà di raccogliere quelle notizie fondamentali per avviare, se necessario, il progetto animativo personalizzato.
L’animatrice inoltre, entro 60 giorni, compilerà con l’ospite e/o con l’aiuto del parente la storia di vita e la scheda sociale, e ogni 2 mesi (o ogni qualvolta ci siano cambiamenti significativi) dovrà aggiornare il “Diario dell’Ospite”.
All’ingresso del nuovo residente i fisioterapisti compilano la cartella riabilitativa e se l’ospite ha bisogno di trattamento fisioterapico viene inserito al più presto nel programma di lavoro, su indicazione del Medico che lo accoglie.
Il fisioterapista entro i primi 10 giorni di degenza raccoglie i dati quantitativi relativi al rischio di caduta, tramite la somministrazione della Scala di Tinetti, questi dati vengono riportati nella cartella riabilitativa e nel fascicolo socio-sanitario. La valutazione viene poi ripetuta ogni 6 mesi o ogni qualvolta vi sia un cambiamento significativo delle capacità motorie.
Entro il primo mese dall’ingresso, il nuovo ospite sarà sottoposto a valutazione fisiatrica; verranno elaborati i dati quantitativi e rilevati quelli qualitativi; sarà steso il progetto riabilitativo individuale con gli obiettivi da raggiungere, i tempi e le indicazioni per le terapie da eseguire.
La valutazione fisiatrica viene segnalata sul diario medico del fascicolo socio-sanitario e una copia viene allegata alla cartella riabilitativa.
Il fisiatra è tenuto a compilare il diario nella cartella riabilitativa riportando: inizio, fine, tipologia e verifica delle terapie somministrate; il diario riabilitativo viene aggiornato ogni 2 mesi o ogni volta vi siano cambiamenti o eventi significativi che riguardano l’ospite.
PROTOCOLLO GESTIONE BOMBOLE OSSIGENO

Si indica con il termine bombola quel recipiente, destinato a contenere gas tecnici o medicinali (gas compressi, liquefatti e disciolti), costruito in un unico pezzo senza saldatura longitudinale e di capacità compresa fra 5 e 150 litri.
Nella Nostra struttura vengono utilizzate principalmente bombole contenenti Ossigeno, che viene distinto in ossigeno gassoso e ossigeno liquido.

Qual è la differenza tra un sistema ad ossigeno liquido e la bombola di ossigeno compresso?La somministrazione di ossigeno medicinale può avvenire sotto forma gassosa in bombole metalliche, oppure in forma liquida in contenitori criogenici (vengono definiti così in quanto l’ossigeno richiede di essere conservato a temperatura estremamente basse per mantenere lo stato liquido), la scelta del sistema di erogazione dell’ossigeno è subordinata ai consumi, in quanto l’ossigeno liquido può essere stoccato in spazi ristretti con una elevata disponibilità di gas a bassa pressione (quasi dieci volte superiore rispetto a quello gassoso), adatta per i pazienti con terapie importanti e prolungate nel tempo. L’ossigeno gassoso invece è utilizzato, generalmente, dai pazienti che utilizzano l’ossigeno per il trattamento a breve dell’insufficienza respiratoria ed il gas è compresso dentro la bombola ad elevata pressione.

ISTRUZIONI OPERATIVE DI CARATTERE GENERALE PER QUANTO RIGUARDA LE BOMBOLE CONTENENTI OSSIGENO GASSOSO
Deposito e stoccaggio
I recipienti, come le bombole, contenenti prodotti suscettibili di reagire fra di loro dando luogo alla formazione di gas o miscele esplosive o infiammabili (art. 363 DPR 547/55) devono essere immagazzinati e conservati in luoghi o locali sufficientemente distanziati ed adeguatamente isolati gli uni dagli altri (ad es. le bombole contenenti gas infiammabili, quali acetilene, idrogeno, ecc., devono essere separate da quelle contenenti gas comburenti, quali ossigeno, protossido, aria medicale, ecc.).
Devono anche essere esposti i pittogrammi e la segnaletica di sicurezza di pertinenza (D.Lgs. 493/96), non solo all’interno ed all’esterno del deposito, ma anche in corrispondenza delle vie e zone carrabili interessate dalla movimentazione/trasporto bombole (nuovo codice della strada).
E’ opportuno infine esporre (mediante un cartello) le procedure di sicurezza specifiche, richiamando in ogni caso l’attenzione sull’esplicito divieto (art. 16 D.M. 12.9.25) di lubrificare con oli o grassi le valvole dei recipienti destinati a contenere ossigeno o altri gas ossidanti.
Pertanto lo stoccaggio dei gas compressi contenuti in bombole deve avvenire in luoghi aventi rigorosamente le seguenti caratteristiche:
- locale appositamente destinato allo scopo;
- identificato e segnalato con idonei cartelli (ad esempio: deposito bombole);
- coperto (così da evitare che le bombole siano soggette alle intemperie e a forti escursioni termiche);
- fresco, asciutto e ben aerato;
- con esclusione del pericolo di incendio dall’esterno;
- non sotterraneo;
- destinato ad esclusivo stoccaggio delle bombole e di nessun altro prodotto o materiale;
- recante segnalazioni appropriate che specifichino la natura del pericolo dei gas.
Lo stoccaggio delle bombole all’interno dei locali deve invece avvenire secondo i seguenti
criteri:
- le bombole piene e quelle vuote devono essere mantenute separate fra di loro;
- sulle bombole vuote deve essere apposto un cartello od una etichetta che ne denunci lo stato;
- le bombole piene e quelle vuote devono essere conservate con rubinetto chiuso e dotate del relativo cappellotto di protezione;
- le bombole devono essere protette contro le cadute accidentali (è buona norma tenerle fissate alla parete con catene o cinghie);
- tutte le bombole devono essere mantenute in posizione verticale;
- l’accesso alle zone di stoccaggio deve essere limitato esclusivamente al personale autorizzato;
- nelle zone di stoccaggio di bombole di gas infiammabili é vietato fumare, usare fiamme libere e produrre scintille: questi divieti devono essere segnalati con appositi cartelli,
- nelle zone di stoccaggio delle bombole di gas infiammabili devono essere installati in maniera ben visibile e tenuti sempre efficienti mezzi di estinzione appropriati.

Movimentazione
La manipolazione delle bombole deve avvenire secondo i seguenti criteri:
- prima del prelievo di una bombola dal deposito ci si assicura del suo reale contenuto; gli elementi che portano alla identificazione del contenuto sono: incisione del nome del gas per esteso sull’ogiva delle bombole e colore distintivo ogiva per i gas più comuni;
- quando devono essere movimentate, anche per tragitti brevi, le bombole devono essere trasportate su appositi carrelli.
- le bombole trasportate devono essere sempre provviste di cappellotto di protezione che deve rimanere sempre avvitato e rimosso solo quando la bombola è in uso;
- le bombole non devono mai essere sollevate dal cappellotto;
- qualora si faccia uso di mezzi motorizzati, le bombole devono essere assicurate contro gli urti e le cadute, il mezzo deve procedere a velocità moderata;
- le bombole contenenti gas compressi, disciolti o liquefatti, non devono mai essere sottoposte o esposte a temperature superiori ai 50 °C.
- le bombole non devono mai essere lasciate accanto a montacarichi od in prossimità di posti di passaggio o in altri luoghi in cui oggetti pesanti in movimento possono urtarle o cadervi sopra;
- le bombole non devono mai essere trasportate facendole strisciare sul pavimento;
- le bombole non devono mai essere sottoposte a urti meccanici violenti;
Nelle operazioni di carico e scarico delle bombole dovrà essere usata ogni precauzione per evitare urti o sobbalzi; in particolare le operazioni di scarico devono avvenire con molta cautela non facendo cadere mai le bombole direttamente sul suolo ma facendole appoggiare su una pedana di gomma.
In ogni caso le bombole devono:
- essere sottratte all’azione diretta dei raggi solari o altre sorgenti di calore (temperatura massima ammessa per il locale = 50 °C);
- essere fissate alle pareti a mezzo di rastrelliera, staffe o catenelle;
- avere la valvola di riempimento protetta da cappellotto forato;
- essere provviste di indicazioni di pieno o di vuoto.

ISTRUZIONI OPERATIVE DI CARATTERE GENERALE PER QUANTO RIGUARDA LE BOMBOLE CONTENENTI OSSIGENO LIQUIDO
Quali sono i rischi nell’utilizzo del sistema di ossigeno liquido?
I rischi nell’utilizzo del sistema di ossigeno liquido sono esclusivamente riconducibili al trattamento dell’ossigeno (gas comburente), in quanto l’apparecchiatura criogenica è stata concepita per garantire al domicilio del Paziente la massima sicurezza.
Quali precauzioni sono necessarie per l’utilizzo del sistema di ossigeno liquido?Le principali precauzioni necessarie per l’utilizzo del sistema di ossigeno liquido sono: - Non fumare o utilizzare fiamme libere - Non mantenere la bombola vicino a fonti di calore - Non usare sostanze oleose, creme e/o vasellina durante l’ossigeno terapia - Non toccare l’ossigeno liquido o parti che siano venute a contatto con esso (l’ossigeno liquido è estremamente freddo (-183 °C); iI contatto con l’ossigeno liquido o parti di apparecchiature che lo trasportano può congelare la pelle e i tessuti corporei) - Rispettare accuratamente le istruzioni per il rifornimento del portatile - Non inclinare o capovolgere le bombole - Non eseguire nessuna operazione di riparazione o pulizia - Controllare che gli accessori (umidificatore, prolunga, per mascherina o occhialini) siano ben serrati al sistema - Mantenere il sistema in ambiente ben areato- In caso di fuoriuscita violenta del gas, allontanarsi senza panico, aerare il locale ed avvertire immediatamente il servizio di assistenza o di emergenza.

COLLAUDO BOMBOLE
Tutte le bombole sono soggette a collaudo periodico, così come stabilito dal Ministero dei Trasporti e della Navigazione con Decreto del 16/01/2001.Il termine ultimo per l’effettuazione del collaudo viene determinato calcolando il tempo trascorso dalla data dell’ultimo collaudo punzonata sull’ogiva di ogni bombola. La durata del periodo di validità dipende dal tipo di gas contenente la bombola, nel nostro caso le bombole contenenti ossigeno devono essere collaudate ogni 10 anni.
GESTIONE BOMBOLE DELL’OSSIGENO PRESSO LA CASA DI RIPOSO DI XXXXXXXX
Nella nostra struttura il deposito delle bombole, piene e vuote, si trova al piano –2 ed è indicato dagli appositi cartelli; mentre dislocate nei vari piani e in diverse zone sono presenti bombole 02 per le situazioni d’urgenza pronte all’uso (cioè poste sull’apposito carrello, con manometro in sede e con mascherina e/o occhialini appositi).
Nei vari piani della struttura sono presenti bombole O2 così disposte:
- Piano -1: palestra e atrio antistante la sala da pranzo;
- Piano rialzato: ambulatorio e stanza (R.14);
- Piano 1: ambulatorio, stanza (1.14), stanza (1.04), bagno stanza (1.01);
- Piano 2: ambulatorio medico.
Avvisare sempre il personale infermieristico dello spostamento o utilizzo di detti presidi.
Per quanto riguarda le bombole in uso dagli ospiti della struttura, vengono controllate quotidianamente e, se stanno terminando o sono vuote, devono essere sostituite dall’infermiera o OSS in turno. Ogni settimana l’infermiera responsabile deve eseguire il controllo di tutte le bombole presenti nella struttura (sia in uso che pronte per l’uso) e deve sostituire tutte le bombole vuote con quelle piene, inoltre deve valutare se le bombole presenti sono sufficienti per coprire il fabbisogno degli ospiti presenti in struttura ed eventualmente compilare ed inviare l’ordine per le bombole mancanti alla ditta fornitrice. Per gli ospiti in regime di ricovero temporaneo che necessitano di ossigeno, la richiesta viene fatta direttamente al parente di rifermento, il quale avvierà l’ordine tramite il Medico di Base e l’ASL.
Ciao, mi presento, sono infermiera coordinatrice in una casa di riposo (RSA), da marzo stò cercando di riorganizzare un po' la struttura in qui opero; soprattutto sono partita quasi da zero nel produrre protocolli e modulistica varia. Ho aperto questo blog per poter condividere con altri operatori del settore i documenti che ho scritto e con la speranza di poter confrontare i miei lavori con quelli di altre strutture.